di Riccardo Masini /
C’è un argomento che se ne sta sullo sfondo di molte discussioni in gruppi e pagine e canali, occasionalmente ritorna in auge, viene riproposto a più livelli: ma noi, che magari ne sappiamo un po’ di più e abbiamo maggiore esperienza, come possiamo insegnarlo questo wargame a chi non lo conosce?
Anche qui su LudoStoria ne abbiamo già parlato, perfino in questa stessa rubrica, e io nei miei canali personali come WLOG, Checkpoint Charlie e quant’altro. Giù di consigli pratici, titoli suggeriti, ambientazioni preferite e tutto il resto. Ed è tutto giusto, giustissimo, spesso capisci di aver fatto scoprire questa passione ad altri che proseguiranno nel loro viaggio (prima col tuo aiuto, poi da soli), e ne sei felicissimo… ma talvolta rimane questa sensazione del non aver fatto abbastanza, che non c’è un reale radicamento nell’interlocutore, che sì, ok, l’approccio con il gioco storico in alcuni casi c’è ma rimane solo questo, un contatto fugace e ciao. Un “Sarebbe bello, ma…”, “Certo che ne sai tanto di queste cose, io invece…”, “Come vorrei dedicarmici regolarmente, però…”.
Cosa manca davvero? Perché vai a pensare e a dire e a dimostrare che la stragrande maggioranza dei wargame è più semplice di un eurogame di media complessità, che molti durano si e no un’ora o poco più, che tanti hanno una componentistica fantastica e che dietro ci sono tonnellate di narrazione ludica tutte da scoprire. Niente, ancora per molti questa cosa del giocare con la Storia, semplicemente, non gira.
Ora, rifuggendo dalla semplicistica idea che “i giovani d’oggi non hanno attenzione e non seguono la Storia” e che ci siamo detti tante volte essere smentita nei fatti da fenomeni di pubblico e di attenzione di tutta evidenza, manca qualcos’altro.
Forse la questione va ribaltata, forse quando non ottieni la risposta che speri il problema è che stai facendo la domanda sbagliata. Perché siamo tutti attenti su cose come la complessità, la durata, l’interfaccia, il tema… sul “come” ci si avvicina al gioco storico, insomma… ma raramente ci chiediamo “perché” una giocatrice o un giocatore dovrebbe mostrare interesse nel gioco storico in primo luogo.
Stiamo veramente lavorando sull’elemento giusto, ossia il gioco e la sua natura? Non stiamo forse tralasciando la precondizione per un approccio al gioco storico, quali che siano le sue caratteristiche, ossia un preliminare interesse per la Storia? Insomma, che non ce lo chiede il dottore di giocare a wargame e simili, che non è un bisogno primario, che ci sono tante altre occupazioni ugualmente interessanti e stimolanti?
Perché quando invece sei riuscito prima a instillare nel prossimo la curiosità e quindi l’interesse per il passato, quando questo è davvero entrato in profondità in lei o in lui, allora stai sicuro che scalerà pure le montagne di un regolamento ASL full, di un GBoH o di un Here I Stand pur di soddisfare quel bisogno intellettuale di scoprire il passato ANCHE tramite il gioco che gli hai consigliato.
Mi chiedo insomma se, nel nostro cercare di diffondere la passione per il gioco storico, non sia meglio concentrarsi prima sul secondo termine, la Storia, e solo dopo sul primo, l’aspetto ludico.
Forse questo è uno di quei casi in cui, invertendo l’ordine dei fattori, il risultato finale cambia, e non poco.
(Ti è piaciuto questo articolo? Commentiamolo insieme sul gruppo Facebook LudoStoria!)