di Annie Scissorhands /

Sapevamo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.
E dunque eccomi qui ad affrontare la mia nemesi.
Stasera sono qui per parlarvi di Cavern…
Oggi vi parlo di Caver…
[respira]
Questa sera voglio parlarvi dell’edizione italiana di Prehistories, un gioco collocabile nella categoria del Family+ e giocabile da 2 a 5 per circa 30 minuti di gioco.
Sulla scelta del titolo italiano, Cavernicoli, credo di aver già detto talmente tanto da essere diventata ormai un meme nel mondo del gioco, quindi non ne parlerò. (Ma quanto sarebbe stato bello il titolo PREISTORIE? Un termine ormai desueto che definisce proprio le pitture rupestri?)
Meccanicamente sarò sintetica perché non sono qui per parlare di questo.
Siamo di fronte ad un gioco definibile come “running”, ovvero chi raggiunge prima gli obiettivi del gioco, vince. E l’obiettivo è quello di posizionare i Segnalini Totem prima delle altre persone al tavolo, attraverso il raggiungimento di obiettivi dettati dalle carte che permetteranno di posizionare le nostre pitture rupestri.
Ed è qui che volevo arrivare.
Come molti giochi che non sono nati per essere didattici dal punto di vista storico, o preistorico in questo caso, anche questo gioco nasconde delle verità sconosciute ai meno avvezzi alla materia.
L’introduzione a questo gioco così recita:
“Gli Anziani vi hanno assegnato una missione: organizzare delle efficaci battute di caccia e ricordare per l’eternità i successi della Tribù attraverso la pittura sulle pareti della vostra grotta”
Questo gioco ha il compito di raccontare una delle conquiste più importanti del genere umano: l’ Arte.
L’arte è l’antenata della scrittura. Le pitture rupestri, in ogni parte del mondo, raccontano una storia. E questa caratteristica non è limitata ad un gruppo predefinito, ma è qualcosa che accomuna gli esseri umani in ogni dove.
Ma questa arte ha un significato?
Questa è una domanda che è stata posta per la prima volta del XIX sec e diversi studiosi hanno cercato di dare una risposta. A questo gioco possiamo associare una di queste risposte. È la cosiddetta Teoria dell’ Arte Magica, ovvero una teoria secondo la quale dipingendo scene di caccia si sarebbe stati in grado di catturare l’immagine degli animali che si voleva cacciare, prima ancora di catturarli in carne ed ossa.
Dare un senso a questo enorme patrimonio dell’umanità non è semplice, quindi le teorie, le ipotesi e gli studi sono in continua evoluzione. Oltre alla Teoria poc’anzi citata ce n’è un’altra che personalmente amo molto. È la Teoria Sciamanica, elaborata prima nel 1967 da Lommel e poi sviluppata nel 1996 da Clottes e Lewis-Williams. Secondo questa teoria gli animali nelle pitture non sono rappresentati in quanto tali ma corrispondono agli spiriti animali che scaturiscono dalla roccia, invocati dagli Sciamani Preistorici che comunicavano con loro attraverso trance rituali.
A favore di questa teoria è stata portata la localizzazione geografica di questi siti, spesso ubicati in zone desertiche in cui non era così semplice cacciare. Per cui, secondo questa analisi, le grotte decorate non sono grotte ABITATE ma luoghi appositamente designati per questa attività sciamanica. Luoghi adibiti quindi a cerimonie rituali.
Ovviamente non sapremo mai il reale significato di queste pitture, probabilmente è un insieme di fattori con molteplici significati.
Ma è anche una delle testimonianze più sensazionali della (prei)Storia dell’ umanità.
Quindi, per favore, non chiamateli Cavernicoli.

In un giorno assolato del gennaio 1992 due giovani antropologi fanno una pausa per mangiare un boccone. Vogliono anche conversare un po’ tra loro mentre tutti gli altri sono tornati all’ accampamento dopo una giornata di terra, sudore, pale e setacci. I due antropologi sono seduti su dei massi di arenaria, uno di fronte all’ altro, all’ ombra di UAN MUHUGGIAG, in una zona montuosa della Libia. È un posto incredibile, dove i colori della sabbia variano dal rosso al crema passando per tonalità di rosa e giallo, e questi colori entrano in contrasto con il grigio scuro della roccia e il verde sbiadito di qualche raro ciuffo d’ erba.

UAN MUHUGGIAG è un Riparo Sotto Roccia con datazioni che raggiungono, nei suoi strati più profondi, circa 10000 anni dall’ epoca moderna. È uno dei più antichi siti con Arte Rupestre del Sahara centrale. In questo Riparo ci sono graffiti incisi nella roccia e pitture di colore rossastro. Sono segni umani antichissimi, segni affascinanti e suggestivi. Non entro nel merito delle datazioni perché la scienza preistorica è una disciplina in continua evoluzione che si adatta e si aggiorna man mano che gli scavi e gli studi vanno avanti. Però, secondo gli specialisti, vi sono diverse fasi relative a quelle in cui viene identificata l’ arte rupestre di questa zona del Grande Deserto. Ad ogni modo è una delle più antiche rappresentazioni nelle quali l’ uomo aggiunse se stesso al contesto naturale che raffigurava. E qui è evidente un concetto fondamentale di questo tipo di rappresentazioni, ovvero la trasposizione della realtà, sia essa verosimile o fantastica.
E l’ arte rupestre è uno dei primi esempi di questa dote TUTTA UMANA di rappresentare il mondo e raccontarlo attraverso le proprie idee.
Ed è a partire da questo momento che gli esseri umani riempiranno poi il ogni angolo delle proprie rappresentazioni mentali del mondo che li circonda.
Da qui inizia la nostra storia, ovvero quella in cui l’ Essere Umano diventa Moderno. E qui si conclude invece la storia della Paleoantropologia, in un certo senso, o quantomeno sfuma poiché essa è la scienza delle Origini dell’ Uomo.

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