di Annie Scissorhands /

Ed eccomi qua dopo la prima run a Brenno, il MiniGame storico scritto da Giacomo Bernini e pubblicato da Edizioni Librarsi
Una prima analisi da ciò che ho potuto notare in questa prima partita.
Sintetizzando, da un inizio un po’ dubbioso, la storia poi si è trasformata diventando molto avvincente e davvero bella e coinvolgente.
Ma andiamo con ordine.
Brenno prende in esame un periodo storico molto preciso, ovvero quella della prima espansione storica del IV sec a.e.v. nel cui principio si colloca l’ingresso definitivo delle popolazioni celtiche dell’Europa continentale nella storia scritta, in concomitanza con l’arrivo dei Celti transalpini nell’ Italia Settentrionale. Dopo essersi insediati stabilmente, si spingeranno fino a Roma, che occuperanno dopo aver inflitto una sanguinosa sconfitta all’esercito romano. Le fonti storiche concentrano l’attenzione principalmente sui conflitti tra Romani e Celti fornendo poche informazioni sui rapporti che essi stessi avevano con altre popolazioni presenti nella penisola, come Etruschi e Greci. È possibile però rintracciare, sporadicamente, qualche informazione. Ad esempio Pompeo Trogo, in un passo delle Historie Philippicae, ricorda l’alleanza dei Galli (dopo la conquista di Roma) a Dionisio I il Vecchio, tiranno di Siracusa. Alleanza che si suppone che sia andata bene e che l’emporio siracusano di Ancona, a contatto diretto con i Senoni, sia stato un punto fondamentale di reclutamento di truppe Celtiche. Questi mercenari infatti combatterono non solo nel sud della Penisola, ma addirittura in Grecia. Vi è anche una menzione di Senofonte nel 367 a.e.v. che li vede al fianco dei mercenari iberici, con i Siracusani contro i Tebani.
Insomma, al contrario di ciò che si pensa, o dell’impressione che danno gli storici romani i quali danno una visione dei Celti solo in funzione di Roma, i nuovi arrivati si integrarono perfettamente nel gioco politico per il potere delle zone peninsulari.
[Ricordiamo anche che ora si tende più a definire determinati momenti come “Età delle migrazioni” che vere e proprie “Invasioni”]
E dopo questa lunga premessa, veniamo al gioco. In questo librogame ci troviamo tra il V e IV sec. a.e.v., siamo il figlio del Brenno dei Senoni e dovremo dimostrare di essere degni del retaggio che portiamo addosso.
Questo librogame, MiniGame per la precisione, è estremamente narrativo e romanzato. Se vi piacciono i romanzi storici credo apprezzerete molto. La struttura è esclusivamente a bivi, non vi solo enigmi o rompicapi da risolvere. È tutto pura strategia politica e militare.
Ci sono proprio dei paragrafi che potremmo definire wargamistici, un esempio è l’immagine che ho condiviso, in cui affrontiamo i Piceni e dovremo decidere come affrontarli, come e con cosa colpire. Se abbiamo alleati o meno dipenderà dalle nostre capacità politiche.
Alcuni paragrafi sono altamente bellici, devi decidere come colpire, se spostarti/schivare/affondare/muoverti di qua o di la. Stessa cosa nel movimento dei Guerrieri. Capire con chi partire e dove far attaccare è fondamentale.
In sostanza, è un bel SI a questo librogame celtico! Ci farò molte altre partite.
Se siete arrivati a leggere fin qui, allora è giusto dirvi anche le cose su cui ho avuto dubbi. E sono dubbi dettati da un occhio prettamente archeologico e un appunto di praticità.
Cominciamo da quest’ultimo:
1. Non c’è fisicamente la scheda su cui appuntare il necessario. Neanche all’interno del libro. È scaricabile però avrei apprezzato averla già disponibile
2. Nel libro sono nominati gli Etruschi. E va bene. Ma perché chiamarli ETRUSCHI? Mi spiego: all’inizio del libro vi sono una serie di paragrafi che spiegano che, ove assente il nome originario (quindi non storicamente conosciuto) si sarebbe usato quello noto a noi. E noi sappiamo che il nome con cui gli Etruschi si chiamavano era Rasenna (o Rasna). Come conosciamo anche quello greco (Tirreni). Quindi perché non usarli?
E poi un dubbio che mi sta crucciando da giorni sull’utilizzo di due terminologie archeologiche: il Kyathos e l’ Oinochoe. Nel libro viene descritto il semplice atto di attingere vino da un Oinochoe con un Kyathos. E va benissimo. Esistono diversi tipi di Kyathos come diversi tipi di Oinochoe. Rispolverando mente e libri mi risulta che sia una cosa un po’ difficile da fare, vista anche la caratteristica del collo stretto dell’ Oinochoe.
Il Kyathos è, in soldoni, una tazza-attingitoio, mentre l’ Oinochoe è in sostanza una brocca, genericamente dal collo stretto e lungo, a volte con apertura trilobata. Ma comunque non eccessivamente largo. Quella a collo largo si chiama Olpe. Vero che ci sono centinaia di tipologie, ok. E possono esserci Kyathos molto piccoli, ma se sono “miniaturizzati” sono solitamente rituali, non di uso quotidiano.
Insomma, io avrei usato Olpe. Ma davvero, sono sottigliezze trascurabili.
Per ora è tutto, tornerò a giocarlo per esplorare altri aspetti di questo librogame. Per ora posso solo che consigliarvelo!
[In foto un Kyathos etrusco-celtico detto “a rocchetto”]

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