di Mauro Bornioli /

La Guerra del Calcio (The Football War)
La mia passione per il calcio è arrivata da bambino grazie alle imprese di Giggirriva “Rombo di Tuono” e del Cagliari campione d’Italia. Per me la maglia del Cagliari è quella dello scudetto: bianca con i bordini rossoblu e con i laccetti nel colletto. Negli anni questa passione ha avuto alti e bassi, però non è mai morta e dubito che mai morirà.
Di recente ho acquistato un libro che parla di calcio che raccoglie alcuni degli articoli scritti da Eduardo Galeano, che è stato uno scrittore e giornalista uruguaiano impegnato perlopiù a raccontare i disastri sociali e politici del Latino America con alcuni libri ancora attuali come “Le vene aperte del Latino America” e “Memoria del fuoco”, ma talmente appassionato per il calcio che durante lo svolgimento dei Mondiali appendeva un cartello fuori dalla porta della sua casa con su scritto “Chiuso per Calcio”, che poi è anche il titolo del libro.
E tra un articolo su Maradona e uno sul suo Uruguay ne dedica uno alla cosiddetta guerra del calcio, uno scontro militare durato circa 4 giorni tra El Salvador e Honduras, accaduto nel luglio del 1969. Del conflitto non sapevo nulla e mi sono documentato per saperne di più.
Ostilità
In realtà il calcio non c’entrava nulla, le tensioni tra i due paesi latini esistevano da qualche anno per via delle riforme politiche, sociali e soprattutto economiche adottate dall’Honduras con le quali cercò di cacciare i piccoli agricoltori Salvadoregni emigrati lungo il confine tra i due paesi per concedere queste terre alle grandi compagnie della frutta. L’esodo di diverse migliaia di contadini Salvadoregni dall’Honduras al Salvador creò problemi sociali ed economici a un paese già devastato da una forte crisi demografica ed economica.
Il destino volle che il mese prima dell’inizio delle ostilità le due nazionali di calcio si affrontassero per le qualificazioni dei mondiali che si sarebbero svolti l’anno successivo in Messico. Le tre partite che si disputarono furono particolarmente dure non solo in campo ma anche tra le due opposte tifoserie, con parecchi feriti e anche alcuni morti. Fu il giornalista Ryszard Kapuściński, che si trovava in Honduras allo scoppio del conflitto, a chiamarla ironicamente Guerra del Calcio.
C’era poco da ridere, in quei quattro giorni persero la vita circa 6000 persone, perlopiù civili, e circa 15000 furono i feriti.
Fu l’intervento dell’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) a imporre il cessate il fuoco.
Il nome più appropriato è “Guerra delle Cento Ore”, per la brevità temporale dello scontro.
I due contendenti utilizzarono armi obsolete, perlopiù residui della seconda guerra mondiale, come aerei Mustang e Corsair.
Parlo del conflitto con alcuni amici e maliziosamente uno di loro, Andrea, mi invia il link di un negozio online che vende un gioco che simula proprio La Guerra del Calcio. Ne restava solamente una copia, e allora mi sono detto: “Che faccio?” In realtà la domanda era retorica, sapevo molto bene che avrei fatto. E infatti l’ho acquistato.
Quadrigame
In realtà la scatola è un quadrigame nello stile tipico della gloriosa SPI. Il titolo è Brief Border Wars, e prende in esame 4 brevi scontri di confine avvenuti nel XX secolo.
Oltre alla Guerra del Calcio gli altri 3 conflitti presi in esame sono: L’Operazione Attila (1974 Turchia vs. Grecia a Cipro), la Terza Guerra Indocinese (1979 Cina vs. Vietnam) e la seconda Guerra Libanese (2006 Israele vs. Hezbollah). La scatola è prodotta dalla Compass Games, il design è di Brian Train e la grafica è curata da Mark Mahaffey. Entrambi i giochi utilizzano lo stesso regolamento generale con l’aggiunta di regole esclusive per i singoli conflitti. Ogni gioco ha la sua mappa dedicata e sono tutte ad aeree. Le pedine grandi ed essenziali.
Sistema di gioco
Il sistema di gioco è un card driven (le carte guidano il gioco). Si dispone di un mazzo di 42 carte azione, formato da 2 mazzi speculari ma di diverso colore, che deve essere mescolato per bene e disposto a faccia in giù. Il gioco dura 7 turni e all’inizio di ogni turno di gioco vengono pescate dal mazzo le prime 6 carte e consegnate ai giocatori in base al colore. Ogni carta ha un valore di movimento e uno di combattimento che sono sempre diversi. Il giocatore quando sceglie di giocare una carta deve scegliere se muovere o combattere. Ogni giocatore dispone anche di 6 carte speciali che consentono di recuperare unità di terra o aeree e di fare movimenti di reazione; inoltre le carte speciali consentono ulteriori particolarità a seconda del titolo giocato, per esempio nella Guerra del Calcio le carte speciali permettono di effettuare raid aerei nell’area di retrovia avversaria.
La vittoria arriderà a chi alla fine del gioco riuscirà a controllare le aree con i punti vittoria. Per esempio nella Guerra del Calcio ci sono 7 aree punti vittoria. 5 con 1 punto vittoria e 2 con 2 punti vittoria. Solo il giocatore Salvadoregno può conquistare punti vittoria, mentre il giocatore Honduregno dovrà cercare di preservare le aree con i punti vittoria. Il giocatore Salvadoregno, alla fine del gioco, dovrà cercare di fare almeno 6 punti per ottenere una vittoria minore, con 4-5 punti sarà un pari e con 2-3 punti sarà una vittoria minore Honduregna.
Finalino
Nelle note Brian Train descrive la genesi del sistema, derivato da un suo precedente gioco che utilizzava un mazzo di 52 carte standard (quelle da poker), e aggiunge qualche cenno di storia per ognuno dei 4 conflitti.
Il gioco è carino e nella sua essenzialità consente di giocare velocemente più partite in una serata e mi ha permesso di conoscere alcune pagine della nostra storia contemporanea che ignoravo o che conoscevo solo parzialmente.

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